Domenica 15 luglio ho avuto l’opportunità di conoscere da vicino le querce del lago di Ghirla.

Sonia Gallazzi, naturopata, ha creato questa possibilità d’incontro con gli spiriti degli alberi attraverso modalità sempre diverse…in questa occasione l’incontro con Quercia è stato integrato dalla pratica di Taiji Quan proposta da Matteo Vigani. Ben felice di aver provato per la prima volta questa antica arte marziale cinese in un luogo all’aperto.

Cosa posso raccontarvi di questa esperienza?…dunque.. qualcosa di forte e radicante con un messaggio finale dalla mia “nuova amica Quercia” trasmesso chiaro e forte attraverso le sue radici.

Ma prima, qualche parola su questo albero solido, maestoso, resistente e fonte di sostentamento per 500 specie di esseri viventi! Le culture europee, addirittura, la chiamavano Regina degli alberi, non a caso, visto che rappresentava gli aspetti di sopravvivenza e di radicamento che ogni Sovrano e Sovrana avrebbe dovuto sviluppare per garantire stabilità e protezione al proprio popolo.

La Quercia racchiude in sé entrambe le energie, Maschile e Femminile, quindi è un albero completo. Forte e resistente come un uomo ma con fiori e foglie sinuose che richiamano la grazia femminile e la capacità di nutrimento che solo una donna racchiude. Quindi, rappresentando entrambe gli aspetti, lo Spirito della Quercia può aiutarci sul fronte maschile dandoci la capacità di essere presenti in modo completo specialmente dal punto di vista materiale e nello stesso tempo ci può fornire una conoscenza femminile più approfondita della nostra parte spirituale aiutandoci ad integrarla concretamente nella vita di tutti i giorni portandoci a realizzare i nostri progetti affinché non restino solo un’idea. Questo è quello che fa questo maestoso albero: prende ciò che hai solo nella testa, lo fa passare per il cuore e poi, attraverso le tue radici fa sì che tutto diventi reale. Ma per fare questo dobbiamo essere consapevoli della nostra corporeità, dei nostri limiti e delle nostre possibilità fisiche, dobbiamo sentirci radicate così da essere in grado di difendere le nostre idee e avere l’energia fisica necessaria per portare a termine quello che la mente e il cuore ci hanno suggerito.

La bellezza di questa pianta è proprio quella di permetterci di “camminare tra i due mondi” per usare un’espressione sciamanica. Vado in sicurezza nel Nagual, nel mondo spirituale perché la Quercia mi protegge e mi tiene radicata ma nello stesso tempo mi permette di vedere oltre e quando torno qui, nel Tonal, ho le capacità di concretizzare ciò che potrebbe sembrare non realizzabile. La sua capacità di assorbire e trasformare le energie negative si manifesta concretamente nella scelta di crescere sugli snodi di falde acquifere sotteranee…comincio a pensare che i gatti, in un’altra incarnazione, fossero querce!………………………………………….. E proprio nella cultura celtica ritroviamo riconosciuta questa sua capacità. I Druidi, ritrovandosi spesso a combattere con energie negative, utilizzavano il potere della Quercia per avere protezione e potere di trasformazione attraverso il loro bastone magico (indovinate quale legno veniva usato?!) o il contatto diretto con la Quercia che era considerata Sacra tanto che tagliarne una, in passato, era considerata un’offesa gravissima e l’ira degli dei si sarebbe abbattuta sul malcapitato.  

Ma… in concreto.. quando puoi rivolgerti ad una Quercia (in maniera sciamanica, omeopatica, fitoterapica, meditativa o nella modalità a te più idonea)?

  • quando vuoi trovare e rinforzare le tue radici
  • quando vuoi vivere in modo completo l’esperienza fisica
  • quando vuoi rinforzare il tuo istinto di sopravvivenza
  • quando vuoi far fluire verso il basso le energie congestionate nella testa
  • quando vuoi provare l’esperienza della tua incarnazione in modo completo
  • quando vuoi creare equilibrio tra i centri energetici
  • quando vuoi concretizzare il tuo proposito nella vita

 

 

Ehm… scusate… mi sono lasciata trascinare dalla tastiera e voi siete lì che ancora vi chiedete “ma qual è stata la tua esperienza personale??”

Giusto… torniamo al nocciolo della questione…

 

L’incontro con la Quercia è avvenuto in due tempi. Prima della pratica di Taiji Quan e dopo, all’oscuro di tutte le belle cose che invece io vi ho raccontato su di lei fino ad ora. 

Durante l’incontro eravamo liberi di utilizzare la modalità di contatto che più ci fosse congeniale. Con il Popolo che vive su una gamba sola io scelgo sempre la modalità di rispetto: chino la testa, appoggio un palmo sulla corteccia di fronte a me e l’altro sul fianco del tronco e infine appoggio la guancia. Poi ascolto…. con il tatto, con l’olfatto, con l’udito. Quando sento di avere il permesso, solo allora, appoggio anche l’addome al tronco per sentire anche con l’organo più importante di noi donne: il grembo.

Piccola curiosità: nelle culture matriarcali la Quercia era l’albero della Dea Madre.

La sensazione arrivata è stata molto avvolgente, era come stare sotto il mantello dell’invisibilità di Harry Potter. Nel parco c’erano bambini urlanti, giovani in acqua, adulti che cucinavano grigliate, eppure nessuno vedeva me e la Quercia e i suoni che mi arrivavano erano ovattati. Nessun tempo, nessun luogo.. solo io e lei nel qui e ora. 

Ma la Quercia aveva solo scelto un modo soft, come una vecchia mamma, per prepararsi a trasmettermi anche altro. Dal punto in cui era appoggiato il mio grembo è salito un grande dolore. Quella Quercia soffriva, mi stava trasmettendo tutto il suo dolore lacerante.

Eppure… era così alta, possente, addirittura si era sviluppata in due direzioni…

eppure… sembrava così serena nello stare lì…

No..qualcosa non andava.

Mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime ho girato lo sguardo alla ricerca di un motivo per quella sofferenza. Ed eccolo lì. Appena sopra la mia mano sinistra, un chiodo a forma di L conficcato in fondo nel tronco. Quel corpo estraneo le aveva causato tutto quel dolore.

Mi sono separata da lei con un grazie ed una piccola offerta lasciata tra le radici.

 

 

 

Il suo dolore però mi era rimasto dentro…

 

 

 

Fortunatamente, la pratica del Taiji Quan mi ha obbligata a focalizzarmi su esercizi fisici di radicamento. MA NON AVEVO PREVISTO LA SECONDA RICHIESTA DI SONIA! “Tornate dalla vostra Quercia” ………………………..

“perché ci devo tornare?? Non doveva essere un incontro piacevole e di radicamento? ……….. quasi quasi Cambio Quercia…”

…………………. ma non l’ho fatto ed è stato un bene.

Al secondo incontro sono andata più cauta, pronta a contenere la sensazione di sofferenza percepita prima e invece… SORPRESA… di tutto quel dolore non era rimasto più nulla, si era trasformato in pace, stabilità e forza. E alla mia domanda silenziosa sul perché ora non le facesse più male quel vecchio chiodo, la risposta è stata chiara e concisa: “HO INCLUSO CONSAPEVOLMENTE IN ME QUEL CHIODO RENDENDOLO PARTE DEL MIO TRONCO. INCLUDENDO LA MIA FERITA SONO DIVENTATA FORTE.”

A raccontarvela tutta, questo messaggio mi girava intorno ormai da qualche anno durante seminari, serate, post, libri, ma non avevo ancora compreso bene finché non ne ho fatto l’esperienza. Amo la pratica sciamanica proprio perché tutto si basa sull’esperienza diretta e questa volta mi ha permesso di comprendere sulla pelle cosa vuol dire far propria una ferita, un dolore e riuscire ad includerlo.

Adesso è chiaro a livello biologico e dico grazie Quercia perché da oggi potrò includere tutte le mie ferite e divenire più forte.

Non è facile comprendere il significato di includere. Lo confondiamo spesso con accettare o con allontanare o con trasformare o con il detto il tempo guarisce tutto. Purtroppo il verbo includere pretende che ognuno di noi diventi parte attiva del processo anche se capirne la modalità è molto difficile. Ma un giorno accade a tutti. Quando siamo pronti ad andare avanti, scatta un interruttore che ci porterà un passo più avanti da dove siamo ora e  tutte le nostre ferite verranno incluse cambiandoci così come fa l’ostrica che trasforma l’intrusione in una bellissima perla.



A chi fosse interessato anche alle caratteristiche botaniche, vi riporto qui sotto la descrizione che si trova nel sito di remediaerbe.it

“La Quercia è un albero dal portamento maestoso che può raggiungere un’altezza di 40 m. La chioma espansa è di forma tonda e spesso irregolare. Il tronco diritto e robusto si allarga alla base come per rafforzare il collegamento con la terra. Grazie alla sua massiccia radice centrale fittonante è quasi impossibile che venga abbattuta dal vento. I rami, con il passare del tempo, diventano massicci e nodosi. La Quercia può vivere fino a 1000 anni. Le foglie glabre sono lunghe da 8 a 15 cm e possiedono un picciolo molto corto. La pagina superiore è di colore verde scuro, quella inferiore più chiara e leggermente bluastra. Le foglie sono fortemente lobate sui margini. Pur avendo una forma vagamente rettangolare si caratterizzano per il bordo sinuoso e irregolare, come se volessero esprimere contemporaneamente l’aspetto maschile e femminile. Maturando diventano dure e resistenti, a ricordare il cuoio che una volta veniva conciato con l’estratto di Quercia. Anche già secche le foglie resistono sull’albero, prima di cadere, fino all’inverno. Essendo una pianta monoica troviamo sulla stesso esemplare sia fiori maschili che femminili. Quelli maschili sono amenti di colore giallognolo mentre quelli femminili sono rossastri e raggruppati da 2 a 5 su lunghi peduncoli e conferiscono all’albero un riflesso rosso durante la fioritura. In autunno la Quercia matura in abbondanza ghiande lunghe fino a 4 cm, di colore marrone a maturazione completata.”

 

2 commenti

  1. Autore

    Grazie a te Sonia di aver reso possibile l’esperienza.
    Spero di poterne vivere presto altre insieme.

  2. Dolcissima Daniela, ho letto d’un fiato il tuo racconto, denso di emozione vivida che ancora sento nei brividi della pelle. Ti ringrazio infinitamente per aver avuto il desiderio di esserci, di sentire nel corpo e nel cuore ogni segnale di vita. Grazie a te, al cerchio e soprattutto a Quercia abbiamo fatto esperienza del reale, vera matrice del divenire…

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